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Secondo Confartigianato ci sono figure professionali che rischiano di sparire

TORINO. Confartigianato Piemonte, lancia l’allarme secondo il quale mestieri come sarti, tecnici meccanici, saldatori rischiano di sparire. Le aziende piemontesi, infatti, hanno serie difficoltà a trovare figure professionali che permettano loro di migliorare produzione e competitività. Ad esempio, il 51,1% delle imprese artigiane denuncia difficoltà a trovare sarti, quasi la metà di quelle nel settore della carpenteria è in cerca di saldatori e tagliatori a fiamma. Mancano anche operai addetti alla filatura e bobinatura, altri alle macchine utensili, attrezzisti, conciatori di pelli e pellicce.

Ma ci sono molte altre figure tecniche difficili da reperire: i più ricercati sono i programmatori, con il 57% degli artigiani che dice di non trovarne, e il 55% di tecnici meccanici ed elettrotecnici. La metà dei laboratori che producono cibo non trova tecnici della produzione e preparazione alimentare. Le soluzioni secondo Confartigianato sono due: apprendistato e alternanza scuola-lavoro. Non a caso, nel 2017 in Piemonte sono cresciute del 16,5% le assunzioni di apprendisti, con 23.277 giovani accolti nelle aziende per iniziare il loro percorso con questo tipo di contratto, il livello massimo degli ultimi tre anni.  Le figure più ricercate sono programmatori e tecnici meccanici o elettrotecnici, specie nel campo dell’agroalimentare

Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Piemonte spiega “Più volte abbiamo sottolineato come l’apprendistato sia il canale di accesso privilegiato al mercato del lavoro per i ragazzi. Il settore artigiano è quello che maggiormente ricorso a questa modalità di reclutamento: non a caso, il 35% delle imprese artigiane ha preventivato l’ingresso di dipendenti under 30 nel proprio organico, nettamente più del 21,5% di quanto previsto dalle aziende di altro tipo”.

Il dettaglio a livello provinciale evidenzia come il maggior numero di apprendisti sia stato contrattualizzato nel Torinese il 50,88% del totale, seguono Cuneo (19,03%), Alessandria (7,07), Novara (6,39), Asti (5,71), Vercelli (4,34), Biella (3,69), e infine Verbano-Cusio-Ossola (2,89). Quanto all’alternanza scuola-lavoro, Felici afferma “può aiutare ad arginare il fenomeno relativo alla perdita dei vecchi mestieri artigiani che rischiano l’estinzione e a reperire nuovi profili professionali perché fa incontrare il sapere con il saper fare e fa conoscere ai ragazzi il valore potenziale dell’artigianato come sbocco professionale”.

L’Ufficio studi di Confartigianato Piemonte spiega che “al decrescere del tasso di disoccupazione, tende a crescere la quota di imprese che ospitano studenti in alternanza scuola-lavoro”. In altre parole, far entrare in azienda lo studente di oggi contribuisce a formare il lavoratore di domani. E in Piemonte, nel 2017 il 14,5% delle imprese con dipendenti ha accolto ragazzi degli istituti superiori, dato superiore alla media nazionale dell’11,9%.

Vercelli è la provincia che ha puntato di più su questa strategia, con il 19% degli imprenditori che ha promosso progetti di alternanza con le scuole. Al secondo posto Biella con il 17,9%, seguono Novara con il 16,5%, Cuneo con il 16,1%, Asti (15), infine sotto la media regionale Vco  con il 14,2%, Alessandria con il 13,8% e con il 13,1%il Capolougo di regione.

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