Sergio Marchionne è morto: le toccanti parole di cordoglio di John Elkann
ZURIGO. Addio a Sergio Marchionne. Il manager è morto a Zurigo, nella clinica dove era ricoverato da fine giugno. Se l’è preso a 66 anni e in men che non si dica quel male che, per paura e scaramanzia, ancora facciamo fatica a chiamare col suo nome: cancro. Accanto a lui la compagna Manuela Battezzato e i figli Alessio e Tyler.
«E’ accaduto, purtroppo, quello che temevamo – dichiara commosso John Elkann -. Sergio, l’uomo e l’amico, se n’è andato. Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore. Io e la mia famiglia gli saremo per sempre riconoscenti per quello che ha fatto e siamo vicini a Manuela e ai figli Alessio e Tyler. Rinnovo l’invito a rispettare la privacy della famiglia di Sergio».
Marchionne era stato ricoverato lo scorso 27 giugno per un intervento alla spalla, e sia la famiglia sia FCA avevano preferito non diffondere informazioni precise sulle sue condizioni e sulle complicazioni sopraggiunte: negli ultimi giorni i giornali hanno però ipotizzato che fosse malato di tumore ai polmoni. Nato a Chieti nel 1952, figlio di un maresciallo dei carabinieri, studi in Canada (tre lauree in Filosofia, Economia, Giurisprudenza e master in Business Administration), domicilio in Svizzera, due figli, Marchionne, l’uomo dal maglioncino nero, ha vissuto gli ultimi anni tra Torino e Detroit, guidando la “rivoluzione” che ha portato in Borsa Cnh Industrial e Ferrari. Un manager al centro anche delle relazioni politiche mondiali, da Obama a Trump, che in Italia ha respinto l’invito di Silvio Berlusconi a candidarsi con il centrodestra e ha avuto una lunga luna di miele con l’ex premier Matteo Renzi dal quale ha poi preso le distanze.
Nei suoi anni alla guida di Fiat, dal 2004, e in seguito di FCA, è stato indubbiamente l’artefice del risanamento dell’azienda automobilistica e del suo rilancio internazionale, anche grazie all’acquisizione della statunitense Chrysler. Marchionne si sarebbe dovuto dimettere dal ruolo di amministratore di FCA nei primi mesi del 2019.