Sfogliando il calendario, tra santi un po’ protettori e un po’ meteorologi
“La leggenda ha per padre il desiderio e per madre le circostanze…” Questa limpida definizione può essere utilizzata ad hoc per introdurre la problematica che qui intendiamo affrontare: la presenza di alcuni santi nel calendario agricolo popolare; presenza che ha determinato relazioni del tutto arbitrarie, nel senso che si tratta di connessioni sorte in seguito alla sovrapposizione del calendario cristiano a quello agricolo.
Ad esempio, molti martiri diventati santi patroni subirono la furia dei pagani proprio perché avevano messo in forse una serie di punti di riferimento sui quali si era affermata una certa cultura di stampo animistico, con radici comunque millenarie.
L’agiografia intrisa di leggenda, la fantasia popolare e non ultimi gli interventi delle chiese locali, intenzionate a “mettere a punto” certe tradizioni religiose sulle quali si fondava il culto collettivo di una data area, hanno sicuramente favorito la formazione di una sorta di mitologia cristiana, che a sua volta ha anche permesso alla superstizione di ramificarsi. E così intorno ad alcuni santi sono sorti culti e pratiche popolari che riverberano il paganesimo e che rivelano un forte sincretismo di base, in sospensione tra l’evocazione spirituale e i rituali più arcaici.
Un aspetto da tenere in considerazione nello studio dei rapporti tra i santi martiri e le figure pagane, riguarda la sovrapposizione della festa di alcuni santi ad un calendario che non era cristiano, ma legato alla tradizione precedente, quasi sempre in armonia con istanze strettamente collegate ai cicli stagionali. In effetti, il calendario non era uno strumento per ordinare il tempo, ma ne individuava all’interno le occasioni sacre e ne formava un repertorio, di giorni, di cadenze distribuite nel ciclo dell’anno, in cui le stagioni assegnavano all’individuo i lavori da svolgere e gli dèi adatti da venerare.
Ecco alcuni esempi della singolare connessione tra santi, calendario e figure della mitologia popolare, a partire da quella della nostra regione.
Attenti alla pioggia il 2 dicembre: Santa Bibian-a, quaranta dì e na sman-a.
Se a Sant’Orso (1 febbraio) fa bel tempo, allora l’inverno perdurerà e il peggio dovrebbe ancora venire…
S’a fa temporal ël dì ‘d San Menard (8 giugno) è brutto segno, perché il fenomeno si ripeterà per quaranta giorni di seguito.
Sant’Antòne n’ora bon-a: con la festa di Sant’Antonio (13 giugno) le giornate si allungano di almeno un’ora.
Attenzione al 24 giugno, festa di San Giovanni, perché spesso il tempo è inclemente e terribili temporali si abbattono sulla terra con sorprendente violenza; infatti i nostri nonni dicevano: San Giovan a l’è ‘n dì ch’a fa sempre ‘d brut temporaj.
Per San Giacomo (25 luglio) il tempo in genere tende a cambiare, preparandosi per il giorno successivo, quello di Sant’Anna, in cui quasi sempre piove: a San Giaco a s’an-nivola e a Sant’Anna a pieuv.
Però pioggia di Sant’Ana tanta mana… Infatti la pioggia in quei caldi giorni estivi è una vera e propria manna per i campi.
Però, subito dopo, a Santa Madlèn-a lòa nos a l’è pièn-a.
Meno di un mese dopo, a San Lorenzo (10 agosto) sarà la volta dell’uva: San Lorens l’uva a tens.
Utili i santi del calendario anche per ricordare ai pastori il periodo dell’alpeggio: San Bernardin a pija le vache e le pòrta al pich, San Michel le pòrta al pian. Il giorno di San Bernardino (20 maggio) era la data in cui le mucche erano portate in montagna per trascorrere l’estate; il 29 settembre, San Michele era invece il giorno del rientro.
Molta attenzione era anche prestata per la festa di San Gallo (16 ottobre) perché se San Gal suit, sente dì senza pieuva…