L’Italia sembra essere al penultimo posto in Europa, prima della Romania, per numero di laureati. Il dato ha un’accezione negativa, in quanto il 14% abbandona gli studi, e non vi sono miglioramenti in questo senso da una decina di anni. L’Istat, nel Report 2017 sui “Livelli di istruzione della popolazione e i ritorni occupazionali”, considera poi i neet in Italia, giovani che non studiano e non lavorano, i più numerosi tra i Paesi dell’Unione, oltre 2 milioni, aggiungendo gli immigrati arrivati negli ultimi nove anni con livelli d’istruzione molto bassi.
Riguardo agli stranieri, solo il 47,7% di quelli residenti possiede almeno il diploma contro il 62,5% degli italiani, mentre il 12,1% ha conseguito una laurea a fronte del 19,5% degli italiani. Nel Regno Unito il livello d’istruzione degli stranieri è superiore a quello degli stessi inglesi, e la Spagna presenta quote di coloro con almeno un diploma secondario superiore simili tra stranieri e locali. Tornando in Italia, questo divario è aumentato negli anni, soprattutto al Sud. Infine, gli stranieri che vivono in Italia presentano un precoce abbandono scolastico, molto più rilevante rispetto agli italiani (33,1% contro 12,1%), pur essendosi registrato proprio tra gli stranieri un netto miglioramento dal 2008.
Il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, con finalità o obiettivi di studi statistici inerenti al mondo universitario italiano, ha presentato, lo scorso giugno, il XX Rapporto sul Profilo e sulla Condizione occupazionale al Convegno “Mutamenti strutturali, laureati e posti di lavoro”, presso l’Università di Torino.
Le indagini hanno coinvolto i laureati di 74 università delle 75 ad oggi aderenti al Consorzio. Il rapporto di AlmaLaurea sul profilo dei laureati ha analizzato le performance formative di oltre 276 mila laureati nel 2017: in particolare, 157 mila laureati di primo livello, 81 mila laureati nei percorsi magistrali biennali e 36 mila laureati a ciclo unico.
La quota di laureati di cittadinanza estera è complessivamente pari al 6,5%: il 6,1% tra i triennali e l’8,0% tra i magistrali biennali. Il 27,2% dei laureati proviene da fuori regione; in particolare è il 22,0% tra i triennali e il 39,4% tra i magistrali biennali. È in possesso di un diploma di tipo liceale (classico, scientifico e linguistico) il 69,0% dei laureati: è il 65,4% per il primo livello e il 71,5% per i magistrali biennali. Possiede un diploma tecnico il 17,2% dei laureati: è il 20,4% per il primo livello e il 14,6% per i magistrali biennali. Residuale la quota dei laureati con diploma professionale.
L’età media alla laurea è 25,4 anni per il complesso dei laureati, nello specifico di 24,4 anni per i laureati di primo livello e di 26,6 anni per i magistrali biennali. Un dato su cui incide il ritardo nell’iscrizione al percorso universitario: non tutti i diplomati, infatti, s’immatricolano subito dopo aver ottenuto il titolo di scuola secondaria superiore. Il 55,0% dei laureati termina l’università in corso: in particolare è il 54,4% tra i triennali e il 58,0% tra i magistrali biennali. Il voto medio di laurea è 100,8 su 110: 97,2 per i laureati di primo livello e 105,6 per i magistrali biennali.
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