Storie al femminile: Sofia di Bricherasio, pittrice e filantropa torinese
TORINO. Il ritratto a olio di Lorenzo Delleani che la veste di bianco, le dona luce, quella che non derivava da una bellezza estetica. Sofia Cacherano di Bricherasio, però, oltre a essere una contessa, ultima discendente di una grande famiglia, fu una nota pittrice e filantropa piemontese.
Nata a Torino nel 1867, e morta a San Secondo di Pinerolo nel 1950, restò invisibile a molti nella città in cui visse, trascorrendo parecchi anni della sua vita in una luminosa mansarda del palazzo di proprietà, il Palazzo Cacherano di Bricherasio, antico edificio seicentesco del centro storico di Torino, situato in via Lagrange. Si dice apparisse una donna dura all’esterno, ma con un animo tenero in realtà.
Le sue pitture testimoniano la sua vita, quella dei suoi congiunti e amici, in particolare dell’amato fratello Emanuele, tra i principali fondatori della Fiat, e del capitano Federico Caprilli, caposcuola della moderna equitazione. Vissuta tra due secoli, Sofia fece parte della società aristocratica e artistica torinese, trasformando la propria dimora in un vero e proprio cenacolo culturale. Allieva di Delleani, e appassionata di pittura, la contessa si dilettò nella produzione di tavolette di paesaggio riprese dal vero attraverso una tecnica impressionistica.
In veste di pittrice fu selezionata tra gli artisti piemontesi per la prima edizione della Biennale di Venezia, e viaggiò tra Roma, la Francia, e i Paesi Bassi, traendo spunti per i soggetti delle opere che inviò alle mostre di Torino, Milano e anche Venezia.
Donna generosa, fece costruire la Cappella Bricherasio di Fubine, in provincia di Alessandria, e un asilo infantile. Nell’immediato dopoguerra, si trasferì quindi nel castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo, in provincia di Torino, altro luogo d’incontro di pittori della scuola di Delleani, molti dei quali appartenenti a quel fenomeno culturale diffuso nel Piemonte ottocentesco e conosciuto come “dilettantismo aristocratico”.
Quando Sofia morì, lasciò nel testamento tutte le ricchezze e le proprietà della famiglia alla “Piccola Opera della Divina Provvidenza di don Orione”.