In sella a Suzuki SV650X-TER
La guardi ed il pensiero corre alle essenziali café-racer inglesi che negli Anni Sessanta venivano utilizzate dai rockers dai capelli impomatati, nelle pericolose sfide su strada aperta che avevano come punto di partenza e arrivo l’Ace cafe di Londra, un locale nato alla fine degli Anni trenta come punto di ristoro per camionisti e poi divenuto ritrovo dei motociclisti. Ma non siamo a Londra e la moto in questione non è inglese. Si tratta della Suzuki SV650X –TER, interpretazione speciale curata dall’importatore italiano per il nostro mercato della versione standard presentata lo scorso novembre all’EICMA.
In poche parole, la piu recente evoluzione di un modello di notevole importanza per la Casa di Hamamatsu. In effetti la SV650 è stata presentata nel 1999 ed è stata venduta sino ad oggi in oltre 265mila unità. Nel 2003 il carburatore ha lasciato il posto all’iniezione e nel 2006 la sigla SV è sparita per fare spazio alla denominazione Gladius; ma è tornata nel 2016 per poi presentarsi come accennato nel 2017 nella versione cafè-racer SV650X.
L’iniziale carattere “tuttofare” della bicilindrica, ha qui lasciato spazio ad una connotazione sportiva, con manubrio due pezzi, pedane arretrate e rialzate, sellone incavato nella zona del guidatore. A complemento, il piccolo cupolino che incornicia il faro circolare cromato, l’abbondanza del colore nero e una connotazione veramente “naked” con tutti gli elementi tecnici in bella vista. In primo piano il telaio a traliccio in acciaio che avvolge il motore ed è abbinato ad una forcella regolabile nel precarico e ad un monoammortizzatore posteriore con forcellone quadrangolare. Poi il motore, bicilindrico a L raffreddato a liquido di 645 cc da 76 CV a 8.500 giri/min e 64 Nm a 8.100, disponibile anche nella variante “neopatentati” da 35 kW. In bella vista anche il radiatore e la vaschetta del liquido freni cilindrica, montata sul manubrio in stile moto da corsa.
Questo per la SV650X “normale”. Ma la TER messa a punto da Suzuki Italia va oltre con alcuni tocchi veramente riusciti: su tutti il doppio scarico artigianale a tromboncino (ovviamente omologato) della piemontese Fresco, cui si abbina la coreografica “fasciatura” termica dei collettori. Poi, il porta targa minimal, i piccoli lampeggiatori a led (che quando non attivi quasi scompaiono alla vista) e i retrovisori di diverso disegno. Il tutto per un sovrapprezzo contenuto in 400 Euro che porta la cifra finale di questa special a 7.390 Euro, con una sola verniciatura disponibile: la bicolore Glass Sparkle Black-Metallic Oort Grey, nero/grigio.
Ora in sella! La posizione di guida è caricata verso la ruota anteriore senza peraltro risultare affaticante. La sella è più snella rispetto a quella della SV650 standard, ma risulta confortevole, anche per il passeggero. La strumentazione digitale è simile a quella della GSR750 e completissima: troviamo anche marcia inserita, autonomia, orologio, livello carburante, temperatura motore. Ma, lasciateci sognare: una coppia di analogici circolari, magari Smiths, non guasterebbe proprio visto il carattere della moto… Un leggero tocco all’avviamento e il sistema Easy Start System da voce al bicilindrico: una tonalità profonda che al salire dei giri diventa un rombo entusiasmante. Il motore è rapido nel prendere giri e dispone di una buona elasticità e una rispettabile grinta in alto. Tra l’altro, il sistema Low RPM Assist facilita le partenze da fermo, alzando leggermente il regime quando si rilascia la frizione. Sin dai primi metri emerge una grande maneggevolezza (il peso sfiora comunque i 200 chilogrammi) abbinata ad una altrettanto grande precisione, da sempre prerogativa delle moto di Hamamatsu. Il misto diventa allora un autentico parco dei divertimenti, con la moto che asseconda curve e controcurve rendendo tutto molto facile, fino al contatto fra i piolini delle pedane e l’asfalto, ben assecondati dagli pneumatici (120/70 e 160/60) dai freni a disco (doppio e flottante all’avantreno) con ABS e dalle sospensioni, che rivelano una taratura confortevole ma non cedevole.
In sintesi, una moto divertente ed efficace che non passa inosservata e regala a chi la guida sensazioni autentiche, magari da gustare in jeans e giubbotto in pelle nero.