Tirà, quando nel Monferrato in occasione della leva militare si infornava la dolce ciambella…
ROCCHETTA TANARO. Tra i tanti e innumerevoli dolci della tradizione piemontese, quello di Rochetta Tanaro merita sicuramente una posizione d’onore. All’apparenza un semplice ciambellone preparato con lo zucchero e la farina quotidianamente utilizzata nella preparazione del pane, parliamo di un piatto che ha dietro di sé una storia tutta particolare: la Tirà piemontese.
Consumato nelle giornate di Leva durante gli antichi fasti del Regno di Sardegna, la Tirà era il cibo per eccellenza delle feste in cui venivano “tirati” i numeri, ovvero quando le nuove reclute venivano sorteggiate per andare a prestare servizio, “Al Tiràj” o “I tiràgi”. Ogni anno, fino al 1926 con la legge sull’ordinamento militare durante il Regno d’Italia, il contingente dei giovani coscritti al compimento dei 21 anni di età veniva selezionato e ripartito in base al sorteggio di un numero che stabiliva la categoria e la durata del servizio militare; una festa che, nel Monferrato, occupava l’intera comunità per diversi giorni, intrattenuta da musica e balli e, ovviamente, anche dai dolci. La Tirà veniva consumata spesso con il miglior vino a disposizione delle famiglie contadine, la riserva tradizionalmente prodotta nell’anno di nascita della recluta, messa da parte ed imbottigliata per essere bevuta in quel giorno tanto particolare.
Una torta, insomma, che ci narra di un tempo diverso, ma che ancora oggi, sebbene diversa da una volta, viene apprezzata e ricordata dalla comunità che ne ha dato i natali; qui, la ricetta per portarla sulla vostra tavola: buon appetito!
Ingredienti
- Farina 0 forte: 550 g
- Zucchero: 130 g.
- Latte: 120 g.
- Burro: 150 g.
- Lievito di birra: 6 g.
- Tuorli d’uovo: 3.
- Sale: un pizzico.
Preparazione
Il primo passo nella preparazione della nostra Tirà alla piemontese parte dalla preparazione dell’impasto, l’unico vero avversario – oltre il tempo di riposo! – che ci troveremo davanti per cucinare questo dolce tradizionale; come prima cosa, dunque, stemperiamo il lievito in un bicchiere d’acqua, rigorosamente tiepida, e aggiungiamo poi una trentina di grammi di farina per formare un nucleo di pasta morbida. Riposto in un recipiente coperto da un velo di carta velina per alimenti, lo lasceremo riposare per tre ore circa a temperatura ambiente, ma lontano da fonti di luce troppo dirette.
Trascorso il tempo necessario, sarà ora di iniziare a lavorare per creare l’impasto: in un recipiente capiente versiamo il prodotto lievitante appena creato, 40g di farina e qualche cucchiaio di acqua tiepida. Impastiamo a mano i vari ingredienti e, ottenuto un composto omogeneo, lasciamo di nuovo riposare il preparato, sempre in un luogo tiepido e buio, per non meno di due orette.
Dopodiché, riprendiamo l’impasto, aggiungiamo 230g di farina, 50g di zucchero, 50g di burro e metà del latte leggermente intiepidito, impastando di nuovo il tutto e, ancora, rimettendolo poi a riposare per altre tre ore. Ci siamo quasi, non perdete le speranze!
Passate le tre ore previste, uniamo la farina e lo zucchero rimanenti, il pizzico di sale, i tuorli d’uovo, il resto del burro sciolto e il restante latte tiepido e continuiamo ad impastare, rigorosamente a mano, fino ad ottenere una pasta elastica e dall’aspetto omogeneo.
Su un foglio di carta oleata appoggiato ad una teglia, lasciamo riposare nuovamente il composto; per facilitare la sua lievitazione, in questo caso, mettiamolo in forno con la luce accesa: appena sarà raddoppiato in volume, lo tireremo fuori e, posizionato su uno stampo da ciambella, lo inforneremo in forno statico, preriscaldato, a 180° per 45 minuti.
Perfetto: la nostra Tirà piemontese è pronta! Mangiamola fresca a colazione, magari con una spolverata di zucchero a velo, e iniziamo al meglio la nostra giornata.