Torino, la chiesa del Sacro Cuore di Gesù festeggia i 150 anni dalla posa della prima pietra
Era il 30 giugno 1873 quando il rosminiano Lorenzo Gastaldi, arcivescovo di Torino, benedisse la prima pietra della chiesa parrocchiale-santuario del Sacro Cuore di Gesù, situata nel borgo San Salvario lungo l’asse stradale di via Nizza, accanto all’ex complesso scolastico dell’istituto Rosmini.
Per riportare alla memoria questo importante avvenimento, si stanno susseguendo una serie di iniziative volte a celebrare i 150 anni dalla fondazione della parrocchia, che ha sempre avuto un ruolo centrale nella vita comunitaria del quartiere di San Salvario. I festeggiamenti raggiungeranno il culmine nella giornata di venerdì 16 giugno con la Santa Messa celebrata dall’attuale arcivescovo di Torino, Roberto Repole.
Sarà questa l’occasione per ricordare ai fedeli il contesto storico, sociale e religioso che portò alla costruzione della chiesa, segnato dalle dure conseguenze della cosiddetta “eversione dell’asse ecclesiastico”, formula con cui si identificano i due provvedimenti governativi che nel biennio 1866/1867 determinarono la soppressione degli ordini e delle congregazioni religiose, nonché la confisca dei loro beni.
Secondo le cronache, Lorenzo Gastaldi, che a quel tempo s’era appena insediato come vescovo di Saluzzo, decise di chiamare a Torino un piccolo gruppo di frati Cappuccini, scelti tra i più bisognosi, alloggiandoli in una cascina di sua proprietà, ereditata dal padre, chiamata “Pertusa” e collocata nei pressi della Barriera di Nizza.
Nominato arcivescovo di Torino nel 1871, monsignor Lorenzo Gastaldi, del cui episcopato torinese il sacerdote e professore Giuseppe Tuninetti evidenzia in particolare il “rosminianesimo” (filone filosofico-teologico che occupò un posto di primo piano nella cultura piemontese dell’Ottocento) e la strenua difesa delle prerogative dei vescovi, manifestò ben presto la volontà di procedere all’edificazione di una nuova chiesa parrocchiale, dedicata al Sacro Cuore di Gesù, affidandone il progetto all’ingegnere vercellese Edoardo Arborio Mella.
Per quanto il grandioso disegno dell’Arborio Mella, ispirato alle linee del revival gotico, secondo le indicazioni del vescovo Gastaldi e in linea con il gusto ecclesiastico dominante che guardava con favore agli stili neo-medievali nell’architettura religiosa, non sia stato realizzato in tutte le sue parti, per mancanza di fondi, nell’anno 1876 l’edificio risulta ufficialmente posto nelle condizioni di funzionare come nuova parrocchia, affidata ai frati Cappuccini.
Nel nutrito calendario di iniziative pianificate per il 150° anniversario della chiesa, vi anche è il recupero della monumentale pala d’altare che nel 1877 l’arcivescovo Gastaldi commissionò al fratello pittore, Andrea Gastaldi, cui la città di Torino dedicò nel 2016 un’importante mostra nella duplice sede della Pinacoteca Albertina e della Fondazione Accorsi-Ometto. La pala, completata nel 1878 e collocata in origine nell’area absidale della chiesa, prima che si sistemasse l’imponente statua che oggi possiamo ammirare, raffigura l’Apparizione del Sacro Cuore di Gesù a Margherita Maria Alacoque (il titolo completo è “Apparizione di Nostro Signor Gesù Cristo alla Beata Margherita Alacoque nel monastero di Paray – le – Monial in Francia nel 1675), tema iconografico che si diffuse in modo particolare dopo il 1864, anno della beatificazione della Alacoque, che sarà in seguito canonizzata, nell’anno 1920, da papa Benedetto XV.
Furono proprio le visioni mistiche e le rivelazioni ricevute dalla suora francese vissuta nel Seicento a determinare lo sviluppo del culto del Sacro Cuore di Gesù, già comunque documentato fin dal Medioevo, conducendo nel 1856, per volere di papa Pio IX, alla proclamazione della solennità liturgica per tutta la Chiesa cattolica.
Come si legge sul sito internet della parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, alla pala del Gastaldi è anche legato un piccolo “mistero”: dai lavori di restauro è apparsa sulla tela una terza figura, oltre a quelle di Gesù e della Alacoque, in cui si riconoscono i tratti iconografici di San Francesco che emerge da una nube, attorniato da angioletti.
Gli studiosi si interrogano se il San Francesco sia stato aggiunto in un secondo tempo da Andrea Gastaldi, che aveva presentato l’opera alla Società Promotrice di Belle Arti di Torino prima che fosse ufficialmente destinata alla chiesa del Sacro Cuore di Gesù, e cancellata durante il primo restauro degli anni Cinquanta del Novecento, oppure se sia stato lo stesso pittore, spinto da motivazioni di carattere teologico o estetico (la volontà di lasciare tutta la scena alle sole due figure protagoniste, Gesù e santa Margherita Maria Alacoque), a cambiare idea, ricoprendo la figura di San Francesco dopo averla realizzata.
Non c’è modo, allo stato attuale delle conoscenze, di stabilire con certezza quale delle ipotesi formulate sia la più probabile, ma questo piccolo “giallo” irrisolto ci induce ad ammirare con ancora maggiore interesse la pala del pittore torinese Gastaldi che un attento e meticoloso restauro sta restituendo alla venerazione dei fedeli e all’attenzione dei visitatori.