“Torino tra Letteratura e Nera”: crimine e teatro, poesia e racconti nell’ultimo libro di Milo Julini
Continua a ritmo incessante la produzione saggistico-letteraria di Milo Julini, fecondo e affermato scrittore torinese, giornalista, ricercatore, saggista e docente universitario.
I suoi temi preferiti (anche se non i soli) sono Torino (con la sua storia plurimillenaria, le sue bellezze architettoniche, i suoi misteri e la vasta letteratura che ha come scenario il capoluogo subalpino e i suoi dintorni) e le vicende criminali che hanno punteggiato la cronaca nera della città nel corso degli ultimi due secoli.
La sua ultima fatica (si fa per dire, perché Milo Julini si diverte nello scrivere, anche se dietro ad ogni suo libro c’è sempre una lunga e scrupolosa ricerca storica e documentale: ma anche le ricerche d’archivio sono per lui una fonte naturale di interesse e passione ed evidentemente non gli pesano affatto), la sua ultima ‘fatica’ letteraria, dicevo, è il libro “Torino tra Letteratura e Nera”.
La sintesi perfetta dei suoi interessi culturali: da una parte, la città e le opere letterarie e teatrali che la sua storia e i suoi abitanti hanno ispirato a scrittori, saggisti, commediografi e poeti, e – dall’altra – il noir. Un connubio perfetto per coinvolgere il lettore in una lettura snella e fluida, e rivelatrice di aneddoti, fatti di cronaca dimenticati, e di una Torino d’antan radicalmente cambiata rispetto a quella dei nostri giorni, ma che ancora conserva in filigrana una patina di atmosfere e di stili di vita passati.
Peccato che coloro che si sono ispirati a fatti di cronaca nera per scrivere romanzi e racconti sono stati spesso ‒ talora ingiustamente ‒ un po’ dimenticati. Julini si propone di ripulire la patina dell’oblio che purtroppo ha avvolto certe firme autorevoli del teatro (non solo dialettale) e della letteratura del territorio, ma che meriterebbero a tutti gli effetti un rispolvero o, quanto meno, un risalto più autorevole nella storia della letteratura poliziesca. Qualche nome tra tutti? Quello di Carolina Invernizio (Voghera, 28 Marzo 1851 | Cuneo, 27 Novembre 1916), autrice che all’epoca ottenne fama e prestigio internazionale come scrittrice di romanzi definiti “d’appendice”, un genere letterario corrispondente ai feuilleton d’oltralpe, ma spesso – ingiustamente – derubricato dalla critica a un sottoprodotto letterario. Tra i best seller della Invernizio, Julini ci ricorda “La fidanzata del Bersagliere” e “I misteri delle soffitte”, ispirati a reali fatti di cronaca della Torino dell’epoca. Oppure quello di Carlo Alfredo Occhetti (Carlin Tiochèt), autore di commedie e di romanzi popolari a sfondo drammatico di successo, oggi pressoché dimenticato, pur essendo stato, tra l’altro, l’autore del testo del brano “Ciribiribin”, il valzer piemontese più eseguito al mondo.
Nel libro si incrociano le voci di Vittorio Bersezio, di Luigi Pietracqua e di Angelo Brofferio con le grida di zuffe e baruffe tra mogli e mariti, di vittime di delitti efferati; le risate del Cit ëd Vanchija si confondono con le espressioni in codice della parlata furbesca della mala torinese. Crimine e teatro, poesia e racconti confluiscono in un volumetto da leggere tutto d’un fiato. Del resto non è una novità se si tratta di un libro di Milo Julini.
Milo Julini, “Torino tra Letteratura e Nera”, Baima-Rocchetti, Castellamonte (Torino), 2022, pagg. 112.
Sergio Donna