Trent’anni fa il battesimo torinese della trasmissione “La TV delle ragazze”
TORINO. Tra i molteplici vanti del Centro di Produzione RAI-TV di Torino c’è sicuramente anche quello di aver tenuto a battesimo una trasmissione subito di grande successo, destinata poi ad evolversi nel corso degli anni con formule nuove ed anche egualmente fortunate, reggendosi sempre su un cast di base, pur con costanti varianti dovute alle esigenze strutturali del singolo spettacolo.
Stiamo parlando de “La TV delle ragazze”, che fece il proprio trionfale debutto giusto trent’anni fa, alle 21,25 di lunedì 19 settembre 1988 su Raitre. Da un anno, quella che per tanto tempo era stata la “cenerentola” delle reti RAI stava finalmente trovando una propria dimensione, grazie all’accorta direzione di un intellettuale militante tra i più seri, Angelo Guglielmi. Mancava però uno spettacolo d’intrattenimento “d’impatto” e fu così che Serena Dandini de Sylva (giornalista romana di sangue blu, da sempre attiva nel mondo dello spettacolo), Valentina Amurri (figlia del grande Tonino, autore tra i più grandi del varietà radiotelevisivo dei tempi d’oro) e Linda Brunetta misero su questo varietà “sperimentale”, ma che aveva un senso ben preciso: parodiare per l’ennesima volta la televisione in televisione, appoggiandosi ovviamente ai generi imperanti, ma affidandone il compito a una qualificata compagnia di attrici comiche e cabarettiste. Insomma, il piccolo schermo visto al femminile, con la giusta dose ludica e irriverente, da cui il titolo “La TV delle ragazze”. L’idea venne ben accolta e si puntò quindi per le registrazioni sulla sede di via Verdi, da sempre aperta a sperimentazioni di ogni tipo, affidando la direzione delle riprese alla torinesissima Marilena Fogliatti.
Paradossalmente, il ruolo più tradizionalmente femminile della TV, quello dell’annunciatrice, qui veniva ricoperto da un uomo, nella fattispecie l’attore napoletano Francesco Vairano, che dava il via ad ogni puntata con l’introduzione di rito… e poi era un “tutto” travolgente. C’era la compianta Monica Scattini che, ribattezzatasi “Monica Salottini”, faceva il verso a Raffaella Carrà e alle sue interviste “salottiere” non sempre da lei “studiate” nel “talk show” intitolato “Pronto… sono io !”; c’era Maria Amelia Monti, attrice milanese specializzatasi nel personaggio dell’ingenua, della sempliciotta, che raccontava la trama di un’improbabile telenovela intitolata “Cercasi sciampista”, ossia la storia di una povera ragazza impiegata presso una sala di trucco e parrucco, la quale settimanalmente veniva impalmata da un “bello”, indipendentemente dal settore di appartenenza (in una puntata si prestò simpaticamente al gioco perfino il commentatore sportivo Carlo Nesti); c’era Tosca D’Aquino, che ovviamente non ammiccava ancora con il “Piripì” che l’avrebbe resa celebre otto anni dopo partecipando al film di Leonardo Pieraccioni “Il ciclone”, ma invece era impegnata in uno specialissimo intervallo, basato su uno “strip tease” naturalmente sempre interrotto sul più bello; c’era Angela Finocchiaro con le parodie delle pubblicità allora in voga, ossia la cantastorie di “Hai mai visto il grano?” che reclamizzava una notissima linea di panificati e biscotti oppure il “Fatto ! – Già fatto ?” delle siringhe, in questo caso trasportato in una connotazione erotica all’uopo castigata; c’era Syusy Blady, la simpatica attrice emiliana che con l’allora marito Patrizio Roversi avrebbe poi realizzato la lunga e fortunata serie “Turisti per caso”, la quale conduceva sia “Italia, sveglia !”, rubrichetta in cui ella piombava di buon mattino come un fulmine nelle case di donne celebri, e “Guepière” (con il famoso slogan “Reggipetto – Reggicalze – Pizzo, pizzo – Guepiére”), una specie di “Quark” sull’erotismo animale, con tanto di filmati “provenienti dalla cineteca personale di Piero Angela” (sic!) che mostravano atti amorosi tra cavalli, o zebre, o uccelli o molti altri rappresentanti della fauna planetaria, e successive interviste con uomini di successo notoriamente “repressi”.
C’era Alessandra Casella, conduttrice di un improbabile telegiornale, che prendeva in giro Lilli Gruber esasperandone il portamento e la sensualità (imitazione che la giornalista bolzanina, allora nella redazione del TG2, francamente non gradì molto, anche perché fu questo il “boomerang” che la rese, grazie a un sondaggio di opinioni tra i telespettatori uomini, la telecronista ideale da sedurre). E naturalmente c’era il simbolo di questa e di tutte le altre trasmissioni che sarebbero arrivate nel ventennio successivo: Serena Dandini, sin da quel momento intenta ad ostentare l’apparente serietà dei decisamente ironici interventi che le toccavano: in questo caso si trattava di intervistare improbabili cantanti impersonate da Cinzia Leone (a volte accanto a Orsetta De Rossi, come nel caso del gruppo “Oca Oca”, evidente parodia delle “Oba Oba”, sensuali ballerine mulatte brasiliane molto note all’epoca), come “Anna Toxica”, “Santina Palermo” e “Gabriella Ferridelmestiere”.
Da dire che la sigla musicale finale era eseguita da una storica “band” torinese naturalmente tutta al femminile, le “Funky Lips”, che ebbero così maggior visibilità nazionale e proseguirono la loro attività di complesso vocale e strumentale per diversi anni ancora.
Il successo de “La TV delle ragazze” fu notevole, a tratti anche travolgente, tanto che, conclusa la prima serie in dicembre, ne partì una seconda nella primavera successiva con il determinante innesto nel cast di Sabina Guzzanti e Francesca Reggiani, sempre tenendo alto un motto preso a prestito da una battuta tratta dal film “Ninotchka” con Greta Garbo, puntualmente trasmessa alla fine di ogni puntata con la voce del doppiaggio originale italiano di Andreina Pagnani: “Non date importanza al mio sesso ! Siamo qui per lavorare !”.
Poi arrivarono “Scusate l’interruzione”, il trionfo di “Avanzi”, quindi “Tunnel”, il “Pippo Chennedy Show”, “L’ottavo nano”, “Parla con me”, ma furono spettacoli realizzati tutti a Roma o a Napoli. Anche “Stati generali”, programma celebrativo della “TV delle Ragazze” attualmente in preparazione e presto in onda su Raitre, sembra non debba essere prodotto a Torino, sede alla quale rimane comunque il privilegio di aver fatto da “luogo di nascita” di un gruppo di attori e autori che avrebbe per tanto tempo simboleggiato la satira TV, anche politica e sociale, in un’ottica sostanzialmente “progressista”, recepita soprattutto dai giovani.