Un libro racconta la singolare carriera di Saverio Fava, primo ambasciatore del Regno d’Italia negli Usa
Francesco Saverio Fava (1832-1913) è ricordato negli annali della Storia d’Italia soprattutto come il diplomatico che fu accreditato come primo Ambasciatore del Regno d’Italia presso gli Stati Uniti d’America nel 1894. Prima di questo significativo incarico, la sua traiettoria diplomatica quarantennale, presenta non pochi aspetti singolari.
Esordisce come giovanissimo console del Regno delle Due Sicilie per il quale ricoprirà incarichi presso diversi governi stranieri ( compreso un incarico-lampo a Torino). Caduto il Regno borbonico e dopo un periodo di epurazione fu riabilitato e riammesso con onore nei ranghi diplomatici del Regno d’Italia da Vittorio Emanuele II. Per conto del Regno ,dal 1862 al 1901 eserciterà mandati in Svizzera, Olanda, ed un lungo e tormentato incarico in una Romania in guerra per l’indipendenza dall’Impero Ottomano; poi, in Argentina ed in Usa. Fu proprio come rappresentante dell’Italia in queste due ultime sedi che Fava si trovò ad essere primo testimone ,attore, poi drammatico protagonista della iniziale ondata di immigrazione italiana nelle Americhe alla fine del XIX secolo.
In Argentina, la comunità dei nostri connazionali – agli inizi ben accolta e prospera – divenne progressivamente oggetto di violenze ed omicidi da parte di gelosi possidenti locali, che impegnarono Fava in campagne di protesta presso il Governo locale ,tanto dure quanto solitarie poiché poco appoggiate da Roma, apparentemente distante dai drammi dei nostri connazionali. Negli Stati Uniti, dove Fava officiò per quasi vent’anni, vedendo rinnovate le sue credenziali per ben sei volte a sei Presidenti (di cui due assassinati, Garfield e Mc Kinsey) analoghe e ripetute violenze verso gli italiani assunsero a volte le proporzioni di linciaggi di massa impuniti.
In particolare, una strage di 14 italiani a New Orleans nel 1891, indusse l’esasperato governo italiano al ritiro dell’ambasciatore e alla rottura delle relazioni diplomatiche. Ricomposta la crisi, e riconfermato a Washington, Fava impiegò gli ultimi anni del suo mandato a negoziare con il governo americano trattati di reciproca protezione ed una più incisiva legislazione americana, fino a quel momento vaga e permissiva verso le violenze su stranieri.
Nel 1901, su sua richiesta, Fava richiese di essere collocato a riposo a Roma ,dove fu nominato Senatore a vita, Ambasciatore Onorario, e ricevette il titolo di Conte per motu proprio di Vittorio Emanuele III. Divenuto pubblicista per la ” Nuova Antologia ” di Firenze riassunse in una serie di articoli la sua lunga esperienza con l’immigrazione italiana, suggerendone una sua visione sintetizzabile in tre punti: non favorire partenze con il miraggio di facili fortune oltremare; attivare una struttura specifica di accoglienza affidato alle Ambasciate nei paesi di arrivo; creare opportunità di aggregazione e lavoro per integrare i nostri emigranti nei paesi ospitanti, e farne loro stabili cittadini .
A Saverio Fava, il pronipote Alberto ha dedicato un interessante volume che ripercorre la storia del primo ambasciatore del Regno d’Italia negli Stati Uniti d’America. Il titolo del volume di Alberto Fava è emblematico: Il Barone persistente. Il libro è acquistabile a 15 euro online sul sito di Carratelli Editore.