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Una giornata dedicata alle ametiste “perdute” di Traversella

TRAVERSELLA. Domenica 15 settembre nel complesso delle miniere di Traversella (To), dalle 10 alle 18, il Museo Mineralogico e delle Attrezzature della Miniera di Traversella propone una giornata dal titolo 1959-2019 – Le ametiste di Traversella. L’evento vuol ricordare la vita di miniera, permettere ai visitatori di scoprire l’allestimento museale ma, soprattutto, vuol riportare alla memoria un fatto quasi leggendario verificatosi tra maggio e giugno del 1959, quando, durante il turno di notte, venne scoperta una grande cavità, ovvero un geode vergine e interamente riempito di ametista, un quarzo di colore violetto più o meno intenso.

A quel tempo le esigenze dell’azienda erano ben altre e gli operai, superata la sorpresa e la curiosità iniziale, abbandonarono il geode al suo destino. Il prezioso reperto divenne parte di un pilastro di sostegno e, successivamente, venne ricoperto da una frana, sparendo nuovamente e portando con sé, almeno in parte, il suo prezioso contenuto.  Questi fatti restano oggi una vicenda affascinante da narrare e molti sono gli appassionati ed i collezionisti di minerali che, ascoltando le testimonianze di quanti lavoravano in miniera e dei pochi testimoni oculari ancora in vita, hanno cercato di recuperare il geode, per ora senza esito positivo.

L’Ametista Day previsto per il 15 settembre, in cui mito, storia e territorio si incontreranno, vuol essere un’occasione per riscoprire gli antichi impianti e i numerosi reperti esposti nelle sale del museo che, per l’occasione, cederà le postazioni d’onore ai preziosi cristalli viola che arriveranno da musei e collezioni private di tutta Italia.

Il quarzo ametista era presente in grande quantità nella miniera di Traversella e a testimoniarlo sono sia i campioni ritrovati sia le testimonianze trascritte o registrate di quanti lavorarono per lunghi anni presso il sito minerario.  Basti pensare che si racconta di quanti, proteggendosi le mani con il cappello di lana, riuscirono a raccogliere gli ultimi cristalli di cui si ha notizia, i quali erano lunghi circa sei centimetri. Nulla al confronto con i primi ritrovamenti lunghi oltre trenta centimetri. Alcuni campioni recuperati andarono distrutti, altri furono venduti sottocosto e altri ancora sono tutt’oggi conservati gelosamente.  Alcuni tra gli esemplari ancora oggi visibili sono tra le più belle ametiste del mondo come colore e dimensione.

Conosciuta già all’epoca degli egizi, si dice che la regina Cleopatra possedesse un anello con ametista a cui erano attribuiti grandi poteri. Sembra che la regina d’Egitto prediligesse, proprio per questo motivo, il colore viola. Il nome “ametista” ha origini antichissime e significherebbe “sobrietà”. Secondo i greci, serviva a disintossicare e a preservare dagli eccessi dell’alcool, ma anche per curare le malattie mentali. Anche Leonardo Da Vinci fu affascinato dal colore del quarzo ametista. Egli sosteneva che aiutasse a dominare gli istinti più bassi e che fosse quindi portatore di serenità ed equilibrio.  Il più grande cristallo di “ametista” delle Alpi è lungo 78 centimetri ed è stato rinvenuto al Saurüssel, nella Zillertal in Austria, nel 1985.

Il museo è aperto dalle 10 alle 18. Per informazioni inviare una mail a gmv.traversella@gmail.com o telefonare ai numeri 0125.794005 o 349.8380655.

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