Una radiografia torinese per comprendere e rispondere ai temi di povertà e spreco alimentare
TORINO. Esistono in città 18 mense benefiche e oltre 70 parrocchie, sulle 105 totali impegnate nell’assistenza alimentare ed è presente un insieme eterogeneo di progettualità: almeno 18 in città e 38 nei Comuni dell’area metropolitana, che si occupano di solidarietà in campo alimentare e di lotta allo spreco. Questo è quanto emerge da un’indagine sulla povertà e lo spreco alimentare che è stata presentata ieri, in occasione dell’illustrazione del secondo rapporto Atlante del Cibo – in collaborazione con l’associazione Està di Milano e finanziata dalla Compagnia di San Paolo. L’obiettivo è quello di fornire dati utili per rispondere ai bisogni alimentari delle persone in condizioni di marginalità socio-economica. Si passa da realtà più piccole (che assistono una media di 30 persone al giorno) a servizi più strutturati (che contano in un anno 1.500 pasti e 37 mila colazioni, per oltre 270 tonnellate di cibo all’anno). La sostenibilità si basa in larga misura sul volontariato, che vede coinvolte oltre 400 persone; un fatto che per i ricercatori richiederebbe “una più ampia riflessione politica in termini di sistema di welfare”.
Inoltre, è stato presentato anche un rapporto sul “sistema cibo” delle città di Chieri e di Carmagnola, un’area che conta 47 Comuni e 160 mila abitanti e che aspira a creare un distretto del cibo. Da questo studio emerge anche la diffusa qualità del cibo del territorio – a partire da un’agricoltura estensiva basata su cerealicoltura ed allevamento con produzioni di eccellenza, dal Freisa di Chieri all’asparago di Santena, fino al noto peperone di Carmagnola – nonché un sistema produttivo che risponde alle difficoltà dell’agricoltura di collina con l’integrazione del turismo e con la valorizzazione delle piccole produzioni locali.