Valter Agostini, il poeta dell’incanto e della speranza
Autore di canzoni e di poesie in Lingua piemontese, fu amico di Camillo Brero e di Pinin Pacòt. La sua figura è stata recentemente rievocata con uno spettacolo di teatro, musica e poesie, a Bussoleno (Val di Susa), dove la sua famiglia si era trasferita quando suo padre, Feliciano Agostini, ferroviere, aveva trovato impiego presso la locale Stazione. Poi la famiglia si trasferì a Torino: Valter fu assunto al Comune e diresse gli Uffici dell’Anagrafe, ma continuò a tornare a Bussoleno nei periodi di villeggiatura e negli anni della quiescenza.
“Temp d’anciarm | Tempo d’incanto”: questo è il titolo di un avvincente spettacolo di teatro, musica e poesia (tenutosi il 25 Aprile 2024, presso l’accogliente location del Palaconti di Bussoleno, Val di Susa) con cui è stata rievocata la figura di un grande poeta della Letteratura piemontese del Novecento, forse un po’ dimenticata perché sono ormai quasi introvabili le sillogi che raccolgono le sue opere. Si tratta di Valter Agostini, nato a Venezia nel 1922 e figlio di un ferroviere, Feliciano Agostini, che con la famiglia si trasferì giovanissimo in Piemonte, trovando impiego proprio presso il ganglio ferroviario di Bussoleno, importante centro di manutenzione e riparazione di materiale rotabile, locomotive e vagoni a servizio della linea internazionale Torino-Modane.
Qui la famiglia Agostini visse per una dozzina d’anni, e fu a Bussoleno che il giovane Valter apprese e praticò la Lingua piemontese, affezionandosi al suggestivo paesaggio alpino che fa corona a Bussoleno e allo stile di vita semplice e popolare degli abitanti di questo ameno borgo ai piedi delle Alpi Cozie. Poi quando suo padre venne destinato alla Stazione di Porta Nuova, la famiglia si trasferì a Torino, tornando appena possibile a quello che Valter definiva “ël mè pais”, per trascorrervi le vacanze estive e per soggiornarvi più lungamente nel periodo della quiescenza. Valter Agostini morì a Torino nel 2004, ma non dimenticò mai Bussoleno.
Ci ha pensato il figlio del Poeta, Victor Agostini, a curare questo spettacolo (organizzato dal Comune di Bussoleno in collaborazione con l’Asola di Govi) che ha catalizzato un vasto pubblico, che ha così potuto scoprire o riscoprire la sensibilità e la creatività poetica di Valter Agostini, intellettuale a tutto tondo: artista, paroliere, scrittore e poeta in lingua piemontese, ma anche in lingua italiana.
Nel corso dello spettacolo, aperto dalla sindaca, Antonella Zoggia sono stati proiettati alcuni video di brani musicali (fox trot, valzer, slow e beguine) con testi di Valter Agostini, composti dal poeta nei primi Anni Cinquanta ed eseguiti magistralmente dal Gruppo “The Pocionins”, con la voce armoniosa di Vea: Ogni dì (di Agostini-Arrigotti), Cerea tòta (Agostini-Stantero), Ci vuol così poco (Agostini-Stantero) e C’è un profumo (Agostini-Gaito).
Una forte emozione ha trasmesso tra il pubblico la lettura di una selezione di poesie in piemontese di Agostini, grande “brandé” di ieri, che fu amico di Pinin Pacòt e Camillo Brero. Le liriche sono state declamate in video-proiezione dai più grandi “brandé” di oggi: da Michele Bonavero a Giuseppe Goria, da Nicola Duberti a Giovanni Tesio e ad Albina Malerba della prestigiosa Ca dë Studi Piemontèis.
Citiamo qui di seguito una nota critica di Camillo Brero, tratta dal III Volume della sua Storia della Letteratura Piemontese: “Valter Agostini è poeta dei tempi della speranza. La sua Poesia esprime una tormentata partecipazione alla vita delle cose ed uno smarrito trovarsi nel tempo, a cui non basta il ciel sereno, né una voce d’amore per giustificarlo”.
Aggiungiamo che l’incessante ricerca della forma e dell’armonia nei versi da parte del Poeta dà risalto in modo magistrale ai suoi aneliti e alle sue sofferenze interiori, ma soprattutto a quella speranza salvifica e risolutrice che spegne o attenua ansie e tormenti, come nella lirica “A-i son ëd di…” (“A-i son ëd dì che a smijo sensa fin / e ‘d neuit sensa matin”), perchè è proprio sulla croce dei dolori che ci si può scoprire santificati (“…santificà da la cros dij dolor / coma Gesù Nosgnor”).
“Tempo d’incanto | Temp d’anciarm”
Noi non siamo che briciole, sostiene il Poeta in “Noi fërvaje…”, o meglio: siamo granelli di ghiaia (geirëtta cuverta ‘d pàuta) eppure si può essere comunque attori e persino protagonisti della Storia, non semplici comparse: “…Ti, temp infinì, Lìber dla Stòria, / quand che ‘l sol a l’é calà, ant l’ambrunì / ricòrd-te dle geirëtte sensa glòria / ch’a l’han avù ant un fossal sò pòvr avnì”.
E concludiamo con questi versi che suonano al tempo stesso profetici e come un monito. Riferendosi ad un’epoca in cui imperversano guerre e malvagità (tema di drammatica attualità anche oggi) Agostini si auspica: “…Pì nen paghé con mila e mila mòrt / la plenta dij déboj, la blaga dij fòrt… / Forse mach la dësmentia ‘d tuti ij vissi dël passà… / a farà granda ‘nt ij sécoj nòstra età”.
Se ci sono parole che non dobbiamo abbandonare all’oblio (la dësmentia) sono proprio i versi pregnanti di questo grande Poeta piemontese del Novecento e la sua nobile figura umana, di grande caratura.
Sergio Donna