Venerdì 12 maggio a Pianezza si festeggia San Pancrazio con la nuova illuminazione del santuario
Venerdì 12 maggio a Pianezza (To) si tornerà a celebrare, come da antica tradizione, la festa di San Pancrazio, legata alla plurisecolare presenza in città del celebre santuario dedicato al martire che, nativo della Frigia nell’Anatolia occidentale, trovò la morte a Roma nel 304 d.C., vittima delle persecuzioni anti-cristiane volute dall’imperatore Diocleziano.
In occasione della festa, che vedrà la partecipazione dell’arcivescovo di Torino, Roberto Repole, è prevista l’inaugurazione del nuovo impianto di illuminazione del santuario di San Pancrazio, finanziato dalla Delegazione “Piemonte e Stati di Savoia” del movimento culturale “Croce Reale – Rinnovamento nella Tradizione”, che ha voluto così rendere omaggio alla grande devozione dei cittadini pianezzesi per il santo martire, molto venerato in tutti i territori degli antichi Stati Sabaudi per i suoi poteri taumaturgici.
“Il nostro impegno per il santuario di Pianezza”, sottolinea Fabrizio Giampaolo Nucera, presidente del movimento Croce Reale, “non si limita alla sola installazione delle nuove luci, necessaria per dare il giusto risalto al complesso sacro e alla sua bellezza architettonica, ma si estenderà nel tempo, assicurando la costante manutenzione dell’impianto”.
Il santuario di San Pancrazio venne fondato intorno alla metà del Seicento, negli anni successivi alla cosiddetta “Guerra civile piemontese” tra madamisti (sostenitori di Cristina di Francia, prima Madama Reale) e principisti (sostenitori dei cognati della Madama Reale e della Spagna) per volere di Giacinto Simiana, marchese di Pianezza, che lo volle edificare nel luogo dove, il 12 maggio 1450, s’era verificata una guarigione prodigiosa ricordata come il “miracolo Casella”, di cui fu protagonista, secondo le testimonianze dell’epoca, la moglie di un contadino locale, inavvertitamente ferita in modo grave dal marito durante i lavori nei campi e in seguito guarita per l’intercessione di San Pancrazio.
Nel campo dove era avvenuto il miracolo, in adempimento della solenne promessa fatta dal contadino al santo che gli era apparso, si provvide alla costruzione di un pilone votivo dedicato al martire Pancrazio, rappresentato, secondo i canoni dell’iconografia classica, con la palma del martirio e le vesti del militare romano (benché egli non fosse un soldato, ma forse con riferimento all’origine del nome, “pancrazio”, che nell’antica Gracia indicava una disciplina sportiva consistente in un misto di lotta e pugilato).
La fama del miracolo, e di altri fatti prodigiosi avvenuti in loco, alimentò il culto di San Pancrazio, attirando nel territorio di Pianezza un numero crescente di devoti, in cerca di conforto alle afflizioni dello spirito e di sollievo ai mali fisici. Il fervore devozionale, potenziatosi negli anni, indusse il marchese Simiana a farsi promotore della costruzione di un santuario con annesso convento che, inglobando l’antico “pilone dei Casella”, venne affidato alle cure degli Agostiniani di San Carlo di Torino. Il marchese s’incaricò di farvi deporre un’importante reliquia del santo martire, giunta appositamente da Roma e sistemata sotto l’altare.
L’edificio attuale, che s’impone alla vista di pianezzesi e visitatori per il suo aspetto monumentale, modellato secondo il gusto eclettico, in forme neo-gotiche con richiami all’architettura toscana rinascimentale, non corrisponde, però, al complesso architettonico barocco voluto dal marchese Simiana, ma è invece il frutto di un nuovo cantiere, avviato nel 1919, ma conclusosi solo, almeno nelle parti essenziali, nel 1953.
La nuova chiesa santuariale, preceduta da un arioso quadriportico che cinge l’ingresso a somiglianza delle chiese paleocristiane, prese forma in adempimento di un altro voto, questa volta fatto dai Padri Passionisti, che nel 1886, per porre rimedio al lungo declino iniziato con le soppressioni napoleoniche del primo Ottocento e proseguito con gli espropri imposti dalla legge Rattazzi del 1855, s’erano insediati nel santuario di Pianezza per farlo rinascere a nuova vita.